Una riflessione preziosa per tutti. L’ha pubblicata stamattina Silvana Carcano sulla sua pagina Facebook.
Mai avrei pensato di arrivare a dire: «Finalmente sono in ospedale!».
Mai!
Eppure oggi lo dico.Sì, perchè da quando nel 2019 mi è stata diagnosticata questa sindrome che conduce, tra le altre cose, anche alla dissezione delle coronarie (come è successo a me), sono stata sotto continuo controllo.
Ma da marzo tutto si è fermato.
I controlli di marzo sono slittati ad aprile.
Poi a maggio.
Poi a giugno.
Poi a luglio.
Poi a novembre.
Eppure non si muore di solo Covid.
Tutti gli altri pazienti avrebbero il diritto di continuare ad essere curati.Ed è per questo che mi fanno rabbia quelli che continuano a giocare con la vita degli altri. Chi dice «Non ce n’è covviddi» non è solo contro chi ha il Covid, è anche contro a tutte quelle persone che vorrebbero essere curate normalmente e che invece si vedono scivolare via le loro cure essenziali.
L’empatia è l’aspetto umano che più mi commuove e mi meraviglia. Al tempo stesso, l’assenza di empatia mi spaventa, disumanizza una persona che diventa simile a una macchina.
Ma attenzione, la vita presenta sempre il conto: chi ride delle malattie altrui, non dovrebbe farlo a cuor leggero perchè ci sono poche certezze nella vita di tutti noi.
E due sono indiscutibili: che siamo fragili e mortali.Sta a ognuno di noi decidere se essere delle macchine o degli umani…
Silvana Carcano